Spettacolo con storie di donne e di confine
Questo spettacolo è nato per il Piccolo Festival dei Mutevoli Confini, dell’Associazione Culturale Confini. Si tratta di un festival che ogni anno si svolge in un paesino della valle Veddasca, in provincia di Varese.
L’intento dell’evento è sociale e vede nella comunità un nucleo pulsante che può rivitalizzare il territorio.
Proprio con questa finalità, sono stata chiamata io, con il mio teatro: per ascoltare le persone che abitano questa terra impervia, per raccogliere vissuti e storie e restituirle con l’arte teatrale del cantastorie. E come spesso accade, le storie di un piccolo mondo come quello di questa valle, sprigionano una forza universale che va a toccare l’anima di tutti.
Così è successo a me. Il primo anno ho ascoltato le donne di Lozzo, che mi hanno raccontato la fatica di una vita in salita: sono state loro a trasportare da una parte all’altra della montagna le pietre per costruire le loro case. Vedere le loro mani, fa impressione: mani grandi che parlano di duro lavoro, perché la fatica si scrive sul corpo, sempre. La donna, dunque, è al centro: costruisce, gestisce, difende, concilia.
L’anno dopo, eccomi a chiacchierare con gli abitanti di Curiglia, un paesino sul confine con la Svizzera: anche loro, quante storie! Subito salta fuori un altro grande tema di queste terre: il confine, questo tracciato che separa irrimediabilmente due terre. Ed ecco che qualcuno racconta dello spirito dell’imperatrice Maria Teresa, costretto ad atroci sofferenze, perché maledetto dalla gente della valle. L’imperatrice, infatti, nel tracciare il confine tra Italia e Svizzera, assegnò un po’ più di terra a quest’ultima. Nonostante le ragioni storiche che giustificavano questo atto, per la gente della valle quel confine mancava di rispetto persino al Padre Eterno! Leggende a parte, possiamo immaginarci come le relazioni tra i due popoli non siano state del tutto pacifiche: ruberie di confine, niente matrimoni, sgarbi e dispetti.
“UN BACIO TRA DUE TERRE” nasce mettendo insieme questi racconti e altri aneddoti, che finalmente prendono vita grazie al gioco del teatro e si arricchiscono di colori, linguaggi, espressioni, coreografie.
Ecco pochi oggetti che si trasformano negli svariati elementi della scena: una scopa, un lenzuolo, uno sgabello, un cesto, qualche legno e il gioco è fatto: mi piace dar vita all’essenziale che mira al cuore delle cose.
E poi la ninna nanna della valle e i canti semplici delle lavandaie, che stendevano al sole le lenzuola nascondendosi dietro per fare all’amore, diventano una cornice perfetta, per portare il pubblico odierno a vivere la montagna come un pretesto per parlare di tematiche universali e assolutamente attuali: la donna con tutta la sua forza e tenacia, l’appartenenza ad una comunità con le sue tradizioni, il desiderio di accoglienza e l’accettazione del diverso, che, in un’alchimia di trasformazione, fanno nascere amori e vite nuove.
VERSIONE INTEGRALE
di e con FRANCESCA BRUSA PASQUÉ
fisarmonica: SARA TAMBURINI
scenografia e costumi: INES CAPELLARI
DURATA: 60 minuti
VERSIONE RIDOTTA
con FRANCESCA BRUSA PASQUÉ
DURATA: 40 minuti
Questa versione viene rappresentata anche nelle case, grazie al progetto "Le muse sul sofà" http://www.francescabrusapasque.net/le-muse-sul-sofa.pdf
Proprio con questa finalità, sono stata chiamata io, con il mio teatro: per ascoltare le persone che abitano questa terra impervia, per raccogliere vissuti e storie e restituirle con l’arte teatrale del cantastorie. E come spesso accade, le storie di un piccolo mondo come quello di questa valle, sprigionano una forza universale che va a toccare l’anima di tutti.
Così è successo a me. Il primo anno ho ascoltato le donne di Lozzo, che mi hanno raccontato la fatica di una vita in salita: sono state loro a trasportare da una parte all’altra della montagna le pietre per costruire le loro case. Vedere le loro mani, fa impressione: mani grandi che parlano di duro lavoro, perché la fatica si scrive sul corpo, sempre. La donna, dunque, è al centro: costruisce, gestisce, difende, concilia.
L’anno dopo, eccomi a chiacchierare con gli abitanti di Curiglia, un paesino sul confine con la Svizzera: anche loro, quante storie! Subito salta fuori un altro grande tema di queste terre: il confine, questo tracciato che separa irrimediabilmente due terre. Ed ecco che qualcuno racconta dello spirito dell’imperatrice Maria Teresa, costretto ad atroci sofferenze, perché maledetto dalla gente della valle. L’imperatrice, infatti, nel tracciare il confine tra Italia e Svizzera, assegnò un po’ più di terra a quest’ultima. Nonostante le ragioni storiche che giustificavano questo atto, per la gente della valle quel confine mancava di rispetto persino al Padre Eterno! Leggende a parte, possiamo immaginarci come le relazioni tra i due popoli non siano state del tutto pacifiche: ruberie di confine, niente matrimoni, sgarbi e dispetti.
“UN BACIO TRA DUE TERRE” nasce mettendo insieme questi racconti e altri aneddoti, che finalmente prendono vita grazie al gioco del teatro e si arricchiscono di colori, linguaggi, espressioni, coreografie.
Ecco pochi oggetti che si trasformano negli svariati elementi della scena: una scopa, un lenzuolo, uno sgabello, un cesto, qualche legno e il gioco è fatto: mi piace dar vita all’essenziale che mira al cuore delle cose.
E poi la ninna nanna della valle e i canti semplici delle lavandaie, che stendevano al sole le lenzuola nascondendosi dietro per fare all’amore, diventano una cornice perfetta, per portare il pubblico odierno a vivere la montagna come un pretesto per parlare di tematiche universali e assolutamente attuali: la donna con tutta la sua forza e tenacia, l’appartenenza ad una comunità con le sue tradizioni, il desiderio di accoglienza e l’accettazione del diverso, che, in un’alchimia di trasformazione, fanno nascere amori e vite nuove.
VERSIONE INTEGRALE
di e con FRANCESCA BRUSA PASQUÉ
fisarmonica: SARA TAMBURINI
scenografia e costumi: INES CAPELLARI
DURATA: 60 minuti
VERSIONE RIDOTTA
con FRANCESCA BRUSA PASQUÉ
DURATA: 40 minuti
Questa versione viene rappresentata anche nelle case, grazie al progetto "Le muse sul sofà" http://www.francescabrusapasque.net/le-muse-sul-sofa.pdf